Le strane coppie

In evidenza: Oliver Hardy e Stan Laurel in una foto a colori del 1938.

Le strane coppie sono, come ebbi a dire molto tempo addietro le due polarità e i due aspetti antropologicamente fondanti dell’essere umano; Stanlio e Ollio, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Bouvard e Pécuchet (Flaubert) e tanti altri. Prendiamo, ad esempio, Stanlio e Ollio. Sono uno il contrario dell’altro. Uno è magro, smilzo. L’altro, con qualche chilo di troppo, rotondo, goffo. Entrambi rappresentano forse l’unione essenziale dell’essere umano, in quanto sommando i due caratteri non si ottiene un risultato pieno e realizzato, ma soltanto una somma grottesca, in cui in due aspetti, le due polarità non concorrono insieme ad un risultato netto, ma soltanto ad un quasi essenziale che ben rappresenta ciò che siamo. Simili ai due sono quelli italiani nelle vesti di Franco e Ciccio. Innumerevoli le comparse di questi due caratteri. Altrettanto abbondanti le caricature, le macchiette e quanto quelle maschere siciliane hanno da dire. Mi viene in mente l’adattamento cinematografico (1968, G. Grimaldi) del Chisciotte, con Il prode cavaliere errante impersonato da Ciccio Ingrassia e poi, ancora, lo scudiero, impersonato, invece da Franco Franchi. Entrambi sono sommati l’essere umano che cerca forse di trovare una razionalità ed una ragionevolezza, anche una virtù morale (si pensi all’abbassamento tipicamente bachtiniano e anche rabelaisiano, ci troviamo nel cinquecento rinascimentale, della figura e del ruolo del cavaliere e dei riti cavallereschi, come la veglia a digiuno girando con le occhiaie a stomaco vuoto intorno ad un pozzo, oppure la gentilezza e la cavalleria a cospetto del materialismo cinquecentesco nella figura di un oste o di donne di malaffare), che l’uomo sdoppiato e scisso in due parti cerca di comprendere il marasma incomprensibile, molteplice degli eventi e delle cose. Per questo motivo prendendo ad esempio Franco e Ciccio nell’adattamento del Chisciotte, l’uno rappresenta l’istinto, la materia, la dissoluzione, il riso, la non-serietà, ma anche al contempo l’attaccamento al senso di realtà, l’altro invece, Ciccio, la seriosità (e non la serietà. Nei film con Ciccio e Franco, il primo cerca sempre di apparire serio ma invece è anche egli in fondo un cialtrone e gli eventi poi non smentiscono questa sua essenza travestita da una maschera di razionalità, nobiltà d’animo e galanteria), la voglia di tenere alto l’ideale cavalleresco che in quei tempi tardi appare oramai fuori luogo e superato. Franco è l’istinto. Ciccio la ragione. Ma non è una ragione forte, onnicomprensiva capace di comprendere a pieno gli eventi, o di dominarli, anzi. E’ una ragione debole, che viene facilmente sopraffatta, slegata dal senso di realtà che fa apparire a nostri occhi di spettatori le due maschere comiche come inequivocabilmente infantili. E ricadono spesso nell’infantilismo, come una bambina sperduta in un bosco che non riesce a trovare più la via di casa. Franco e Ciccio come risibili proprio perché la loro volontà di apprendere la realtà ed essere allineati con il senso di realtà li rende poi facilmente inclini al fallimento e per questo fanno ridere; non deve sorprendere se poi questi personaggi piacciono molto ai bambini. La stessa cosa avviene con Stanlio e Ollio. Uno, con la sua dabbenaggine finisce sempre per trovare soluzioni ai problemi, l’altro invece nella sua parvenza esteriore vuole apparire, come Ciccio, serio, ma non riesce mai nei suoi intenti, fallisce, sbaglia, erra mille e una volte, anche se fa di tutto per non sbagliare, per apparire un dritto e per farsi rispettare. Sono due maschere comiche che affondano le loro radici nell’era di Buster Keaton (Ciccio e Franco, tra l’altro furono gli unici in un film a farlo parlare, dato che mai questo attore ha proferito parola in un film) e del film muto. Sono le due polarità dell’essere umano, in quanto, non esiste mai una perfetta armonia tra le due parti ed uno è sempre manchevole e incompleto di qualcosa. Non si comprende la realtà, così come non sono molto allineati al senso di realtà quelle due maschere che restano sempre infantili. Cinema e antropologia.

Giovanni Sacchitelli

In evidenza: Oliver Hardy e Stan Laurel in una foto a colori del 1938. Le strane coppie sono, come ebbi a dire molto tempo addietro le due polarità e i due aspetti antropologicamente fondanti dell’essere umano; Stanlio e Ollio, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Bouvard e Pécuchet (Flaubert) e tanti altri. Prendiamo, ad esempio, Stanlio…