Big city life

Nome di una canzone hip hop del 2005, dell’artista Mattafix, tratta dall’album signs of a struggle, parla del disagio urbano che si prova ogni volta che si sta in una grande città, in una big city, dove la vita è più una solipsistica sopravvivenza che un vivere vero e proprio dove my heart have no base, dove il mio cuore non ha basi, dove trovare dei veri amici appare un po’ complicato; ho deciso di rispolverare questo vecchio pezzo hip-hop allo scopo di evidenziarne la grande contemporaneità e il fatto che effettivamente nelle grandi città, dove tutto è in grande ed in serie, è davvero difficile essere centrati su se stessi e condurre una normale vita di amicizia e di comunità, in cui tutti conoscono tutti; le grandi avenue, i grandi supermercati, le grandi piazze, tutto costruito per ospitare tante persone che si muovono tra i rami di un enorme albero in maniera anonima e non individuale. Cominciamo l’analisi del testo di big city life: “big city life, me try fi get by,” (cit. versi 1-2, prima strofa) tradotto come: la vita delle grandi città, provo a cavarmela. Ecco, qui il punto. Nelle grandi città si prova a cavarsela, ma questo senso di speriamo che me la cavo è assolutamente innaturale, se si pensa alla vita dei piccoli centri e di come le distanze siano corte e tutto sia a portata di mano. Vita delle grandi città, dice l’autore, io provo a cavarmela, perché questo mio senso di cavarmela è dovuto all’ambiente della città stessa: gli orari, le coincidenze, il traffico, la folla nella metropolitana, gli enormi palazzoni che distraggono l’occhio, i parchi a perdita d’occhio. In un piccolo centro sicuramente non si sperimenta questo senso di “cavarsela”, perché si conoscono tutti, tutti si possono incontrare almeno due volte nel corso della giornata magari quando si va dal salumiere o dal lattaio, perché nei piccoli centri i luoghi di ritrovo sono altamente spendibili almeno due volte al giorno; continuiamo con la lettura del testo della canzone: Pressure nah ease up no matter how hard me try. La pressione non si allevia, non importa quanto io duramente io ci “provi”. Ecco ancora una volta quel senso di pressione forte ed inequivocabile che caratterizza i grandi centri, ed è una cosa più forte del soggetto singolo tanto che per quanto il narratore in prima persona provi, quel senso di oppressione non cambia. Ancora continuando il testo: “Here my heart have no base, And right now Babylon de pon me case” (cit. versi 5-6, prima strofa). Si ritorna a quanto avevo detto all’inizio: qui il mio cuore non ha basi, ed è come una Babilonia. Babilonia è la città in cui ognuno non comprende l’altro. E questo avviene nelle grandi città, in cui vige l’incomprensibilità. Persone di diverse razze, persone di differente estrazione sociale messi dentro come in un grande flipper. La seconda strofa riprende la prima e la ripete. Continuiamo con l’analisi del testo alla terza strofa: “People in a show, All lined in a row.” (cit. versi 1-2, terza strofa). Tanta gente in uno show, tutti messi in fila. Come se si fosse dentro un film. Ancora dal testo: “We just push on by, Its funny, How hard we try.” Continuiamo a spingere, è divertente come duramente continuiamo a provarci. A provare ad essere umani. A provare a sorriderci di un sorriso sincero ed autentico. Spingiamo per entrare e prendere un posto nel bus o nella metro. E’ la big city life, ed è duro viverci dentro. It’s really hard, direbbero gli inglesi o gli americani. In questo marasma di gente bisognerebbe prendere a moment to relax (“take a moment to relax”, cit. verso 1, strofa 4). Poi l’autore si abbassa a richieste di ingenue umanità, soprattutto nella quinta strofa: “Don’t you wanna know me?, Be a friend of mine. I’ll share some wisdom with you. Don’t you ever get lonely, From time to time? Don’t let the system get you down.” Tradotto come: Non vuoi conoscermi?, sii un mio amico, condividerò con te un po’ di saggezza metropolitana, non ti senti qualche volta solo, nell’arco temporale di un momento ad un altro momento?. Non permettere che il sistema ti butti a terra. Cerca di restare umano, big city life.

Giovanni Sacchitelli

Nome di una canzone hip hop del 2005, dell’artista Mattafix, tratta dall’album signs of a struggle, parla del disagio urbano che si prova ogni volta che si sta in una grande città, in una big city, dove la vita è più una solipsistica sopravvivenza che un vivere vero e proprio dove my heart have no…